Bilancio sulla mediazione al TG 2.
Spunti di riflessione.
di Laura Di Domenico
Addetto Stampa CONCILIA LEX
Ieri durante il telegiornale di Rai Due è stato affrontato il tema della mediazione civile e commerciale che tra pochi giorni si accinge a spegnere la sua prima candelina.
A quasi un anno dall’ entrata in vigore del nuovo strumento di risoluzione stragiudiziale delle controversie, uno dei TG più autorevoli della televisione italiana traccia un bilancio sulla mediazione.
Il dossier del primo anno di vita della mediazione non è all’ altezza delle aspettative a causa soprattutto delle forti ostilità provenienti dal mondo dell’ avvocatura e anche a causa della scarsa conoscenza di questa procedura da parte della comunità.
Lo afferma nell’ intervista il Segretario Generale Vicario della Camera di Commercio di Roma, Patrizia Luberti, che sostiene che le tensioni e le polemiche scatenate contro la mediazione ancor prima della sua introduzione hanno notevolmente ridotto l’ impulso positivo che la mediazione avrebbe potuto avere nell’ ordinamento giuridico italiano in termini di riduzione del carico del contenzioso civile che affossa i tribunali da nord a sud.
Di parere opposto è l’ Avvocato Bruno Nigro, che, intervistato, ha espresso giudizio negativo nei confronti della mediazione affermando che il codice di procedura civile già contempla lo svolgimento di un tentativo di conciliazione da parte del giudice nel corso della prima udienza di un processo.
Concilia Lex S.p.A., organismo di mediazione ed ente di formazione in provincia di Salerno, trae spunto da queste affermazioni per fare alcune considerazioni.
Innanzitutto, non si può paragonare la mediazione civile e commerciale al tentativo di conciliazione fatto dal giudice essendo due procedure ben diverse. E’ vero che l’ art. 320 del codice di procedura civile prevede che il giudice di pace nella prima udienza possa interrogare liberamente le parti e tentare la conciliazione. Il problema, però, è che nella pratica ciò non accade quasi mai e sarebbe interessante sapere il perché e conoscere magari il numero di controversie effettivamente concluse con una conciliazione in prima udienza dinanzi ai giudici di pace che, come è noto, lavorano a cottimo ovvero sono retribuiti con un’ indennità sulla base di ogni procedimento o ricorso definito.
D’ altronde, se si svolgessero i tentativi di conciliazione in prima udienza, come si spiegherebbe l’ arretrato di circa 6 milioni di contenziosi civili pendenti che hanno messo in ginocchio il sistema della giustizia in Italia?
Ad ogni buon conto, vi è una sostanziale differenza tra il tentativo di conciliazione dinanzi al giudice e il procedimento di mediazione: nel primo sono quasi sempre gli avvocati a comparire e a trattare per i loro clienti mentre invece nelle sessioni di mediazione sono le parti, assistite nella stragrande maggioranza dei casi dai propri legali di fiducia, le protagoniste della procedura, sono le parti che vengono coinvolte nella ricerca di un accordo vantaggioso per entrambe.
La conciliazione, a differenza di una qualsiasi sentenza, non attribuisce torto e ragione e non crea un vincitore e un perdente ma solo due vincitori che, avendo dissipato la conflittualità e riacceso la comunicazione grazie all’ assistenza di un mediatore, hanno trovato un punto d’ incontro reciprocamente gratificante.
Secondo Concilia Lex S.p.A. sarebbe opportuno che coloro che remano contro la mediazione avanzassero una valida alternativa, una proposta concretamente fattibile al problema dello smaltimento del carico del contenzioso civile dei tribunali italiani anziché sparare a zero contro la mediazione magari per il timore che venga tolta loro una fetta consistente di mercato, timore peraltro infondato dal momento che, come confermano i dati statistici elaborati dal Ministero della Giustizia, le parti partecipano al procedimento di mediazione assistiti dai propri legali di fiducia. Sarebbe, dunque, auspicabile che gli avvocati prendessero coscienza delle grandi potenzialità insite nello strumento della mediazione e si adoperassero per la buona riuscita della stessa dando un valido contributo al mediatore nella redazione dell’ accordo conciliativo e fornendo contemporaneamente un buon servizio al proprio assistito e al sistema Giustizia in Italia.
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