La formazione del mediatore rappresenta uno dei temi più caldi e dibattuti da sette anni a questa parte. Le previsioni normative in materia, come da alcuni addetti ai lavori è stato giustamente sottolineato, richiedono dei requisiti che indubbiamente non corrispondono ad un appropriato standard qualitativo ottimale. Il “peccato originale” nasce dallo stesso D. Lgs 28/2010 che ha trasmesso inconsapevolmente il messaggio che con circa 50 ore (giusto una settimana dal punto di vista temporale) si diventa mediatori e quindi dei professionisti in un contesto complesso e per nulla facile, per il semplice motivo che il mediatore pur non avendo poteri si trova davanti delle parti coinvolte in un conflitto e deve, o dovrebbe facilitare un accordo delle parti stesse.
In questi anni si è parlato e si parla spesso dielevare “l’ asticella della qualità” del servizio di mediazione, ma nulla si è fatto concretamente a livello normativo o non in maniera esaudiente. Va anche detto che in diverse realtà formative vi è uno sforzo in tal senso che ha condotto ad ottimi risultati, ma è necessario che si metta in atto una strategia organica per poter dare una legittima dignità scientifica all’ istituto della mediazione e quindi alla figura del mediatore
Ad avviso di chi scrive si potrebbe mutuare qualche esempio da oltreoceano. Interessante a tal proposito potrebbero essere, ad esempio, i moduli predisposti dall’ Unified Court System di New York dove si richiede, da parte dei formatori, una significativa esperienza in mediazionee quindi un cospicuo numero di mediazioni, una specifica esperienza formativa pregressa, descrivendo il proprio stile formativo, le tecniche di apprendimento ed un numero cospicuo di corsi base a ciò si aggiungono un manuale redatto dal formatore ed un video di un corso dove si vede il formatore concretamente all’ opera.
E’ indubbio quindi che l’ immagine della mediazione saprà guadagnarsi sarà determinata da quello degli enti di formazione, in quanto nella qualità del loro servizio si riflette quella delle prestazioni professionali dei mediatori. Quindi prima o poi sarà necessario avere il coraggio di affrontare apertamente questa problematica perché da tutto ciò dipende il futuro e l’ affermazione dell’ istituto della mediazione
A cura Responsabile Scientifico Concilia Lex Avv. Pietro Elia
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