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No del Ministero della giustizia per la formazione a distanza in mediazione (FAD)
di Laura Di Domenico
Addetto Stampa CONCILIA LEX

Da fonti ministeriali abbiamo appreso che per la formazione in mediazione non è possibile servirsi dell’ apprendimento a distanza.
Secco e deciso è stato il “no” da parte dell’ autorevole dicastero di Via Arenula sia per i corsi per mediatore professionista che per il percorso di aggiornamento professionale anche nel caso in cui la metodologia “e-learning” venga applicata solo alla parte teorica e non a quella pratica che necessariamente deve essere svolta in aula.

La ragione è molto semplice e facilmente intuibile: i corsi formativi per mediatori mirano non ad indottrinare e/o a fornire sterili nozioni ma a trasmettere strumenti e metodi pratici, utili per risolvere bonariamente le controversie civili e commerciali.

I mediatori hanno un compito estremamente delicato e arduo: saper individuare gli interessi delle parti sottostanti alle posizioni e gestire situazioni conflittuali per riuscire a guidare le parti nella ricerca di un accordo equo e gratificante per entrambi. E ciò è possibile solo tramite l’ analisi di casi pratici, le esercitazioni e le simulazioni in aula e successivamente l’ esperienza sul campo ovvero presso organismi di mediazione pubblici o privati, camere di commercio, sindacati.

Dunque, seppur la formazione a distanza ha spopolato negli ultimi anni in atenei e scuole di primo livello rivelandosi uno strumento celere, fruibile e comodo, non ha valenza laddove è necessario un approccio pratico alla disciplina, proprio come nel caso della mediazione.