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Relazione della Commissione Europea al Parlamento: cultura della mediazione ancora carente, necessario un cambiamento

Neanche due settimane fa (lo scorso 26 agosto) la Commissione Europea ha provveduto a relazionare al Parlamento europeo sull’applicazione della direttiva CE 52 de 2008 riguardo ad alcuni aspetti relativi alla mediazione civile e commerciale. La relazione (che si può trovare a questo link , sul sito web della Commissione Europea) pone in luce aspetti davvero interessanti sull’andamento della cultura della mediazione in questi ultimi anni.

In particolare la valutazione mostra che, complessivamente, il documento ha fornito valore aggiunto europeo, dal momento che “sensibilizzando i legislatori nazionali ai vantaggi della mediazione, l'attuazione della direttiva ha avuto un impatto significativo sulla legislazione di diversi Stati membri” . La lettura della relazione, in realtà agevole e per nulla farraginosa, diventa particolarmente attenta quando si arriva ad uno dei focus veri e propri, cioè alle difficoltà pratiche che oggi, maggiormente, ostacolano il ricorso alla mediazione. Tali difficoltà sono connesse principalmente a tre motivazioni:

1) Alla mancanza di una "cultura" della mediazione negli Stati membri; 2) Al basso livello di sensibilizzazione alla mediazione; 3) All’ancora carente funzionamento dei meccanismi di controllo della qualità per i mediatori.

Un’altra criticità rilevata dalla relazione della Commissione Europea riguarda il fatto che la mediazione non è ancora sufficientemente conosciuta e che permane la necessità di un "cambiamento culturale" per garantire che i cittadini abbiano fiducia in questo strumento. Da sottolineare anche il dato relativo a giudici ed organi giurisdizionali, ritenuti “ancora riluttanti a proporre la mediazione alle parti” .

Tutti coloro che hanno partecipato alla consultazione della Commissione Europea sulla direttiva in oggetto sono comunque d'accordo sul fatto che la mediazione consente importanti risparmi di costi in un'ampia gamma di controversie civili e commerciali e che in molti casi riduce significativamente i tempi di risoluzione delle controversie. Molti mediatori hanno inoltre fornito dati sulla loro attività, in particolare il numero di mediazioni condotte e le percentuali di successo, spesso notevoli. Altri hanno dichiarato che le percentuali di successo dipendevano dal numero delle parti, dall'oggetto in questione e dalla situazione individuale.

Nelle conclusioni, infine, la relazione stabilisce come l’obiettivo di sensibilizzare alla mediazione non viene assolutamente abbandonato poiché essa “a lungo termine può creare una cultura non contenziosa, in cui cioè non esistono né vincitori né perdenti, ma partner” .

A cura dell' Addetto Stampa Concilia Lex, dott.ssa Jenny Giordano

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